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martedì 5 gennaio 2010

"Avorio" di Matteo Gambaro

Che mondo è questo, dove nemmeno i vampiri sono al sicuro?

Questo librettino, di appena un centinaio di pagine e tascabile (per quanto la carta è di qualità eccellente e la copertina ha dei risvolti), mi ha davvero meravigliato. Mi ha meravigliato per la costruzione, mi ha meravigliato per la bontà della scrittura e delle situazioni, certo non sempre originalissime, ma in ogni caso capaci di risaltare sulla banalità di racconti di altri autori. La costruzione: il libro sembra una raccolta di quattro racconti, di cui uno (Il Borgo) copre metà delle pagine; in verità di storia in storia ci accorgeremo che, malgrado ad accomunarli possa bastare il personaggio principale (l'investigatore "speciale" Carnielli), il loro intrecciarsi è molto più concreto e profondo. Alla fine scopriremo d'aver assistito a una sola storia, frammentata ma tuttavia compatta: quello che abbiamo concluso è un romanzo vero e proprio, dalla costruzione interessante e molto ben curata.

Si parlava di situazioni degne di nota. Non voglio spoilerare troppo, ma devo dire che alcuni spunti sulla ormai inflazionata e banalizzata figura del vampiro sono senza dubbio inediti. Il Borgo è un pezzo d'arte nell'invertire i ruoli di bene e male, di luce e tenebra. Comincia con Carnielli che, con un giovane e inesperto collega, è appostato di notte nella strada di una città non meglio definita; e, per ammazzare il tedio dell'attesa, decide di raccontare la storia peggiore a cui ha assistito. Da qui il punto di vista si sposta a quello che è scritto in un diario, trovato in quella situazione culmine, e seguiamo la storia dall'io narrante autore del diario. In effetti Il Borgo è una storia nella storia. Ma se già questo "cadere" in varie narrazioni contribuisce a straniare il lettore, figuriamoci quando cominciano le descrizioni particolareggiate del luogo degli eventi: un paesino di appena cento anime bombardato da un sole innaturale, soffocato da un caldo da inferno. Il racconto è molto surreale, non solo per l'atmosfera afosa, ma anche per la pittoresca descrizione del borgo, con queste case fatte di legno ("mi sembrò d'essere in un film di Sergio Leone" si legge nel diario dell'oscuro redattore), per l'assenza di abitanti durante il giorno, per la regione brulla, arroventata dal sole, che circonda quello sparuto gruppo di case. Non privo di qualche ingenuità (come la presenza di una locanda in un luogo isolato e piccolo come quello, per esempio), Il Borgo è un racconto molto profondo e complesso. Come dicevo, qui i ruoli s'invertono in modo notevole: così, la luce del giorno, inizialmento infernale, diventa in seguito manifestazione divina, per poi scoprire che non ci sono affatto orrori notturni da combattere, e quindi ritorna al suo originario significato; mentre i mostri notturni altro non sono che la manifestazione di una follia omicida e fanatica scatenata dal sole, dal caldo... Notevole anche come Gambaro non dica mai a chari lettere il tipo d'orrore a cui l'autore del diario crede di trovarsi di fronte, facendo procedere la lettura con rimandi vaghi e allusioni sempre dosate con coscienza, facendo crescere una tensione strisciante e irrequieta.

In Avorio (il racconto brevissimo che dà il titolo al libro) c'è un ridimensionamento dei poteri vampiresci (o della temerarietà umana): qui il vampiro diventa una bizzara vittima da bracconaggio, e nonostante alla fine riesce a vendicarsi, non possiamo biasimare un collega di Carnielli quando dice che quelle creature gli fanno quasi pena. Il vampiro qui, benché ancora pericolosissimo, terribile e dai poteri invincibili, è visto sotto una luce più realistica: l'uomo, se esistessero dei veri vampiri (e del genre descritti qui), potrebbe comportarsi proprio a questo modo. C'è molto realismo, la storiella ha una credibilità granitica.

In Aspettando il figlio l'interesse deriva dal diverso punto di vista con cui viene vissuta la vicenda: quello di una madre che assiste alla maledizione del figlio, ritornato vampiro da una vacanza europea con alcuni amici. Il ragazzo esce di sera e ritorna di giorno, appare pallido, cadaverico, inoltre ha con la madre un comportamento scostante. Fa davvero pena vedere questa donna soffrire; Gambaro riesce a tessere una trama di dolore morale con poche parole e poche pagine, in una essenzialità perfetta.

L'anello, ultimo racconto, ha la funzione di chiusura dell'intero libro: qui i fili sparsi nelle precedenti storie vengono presi e legati. In effetti, il titolo è geniale nella sua semplicità, facendo riferimento non solo all'oggetto che avrà nell'ultima vicenda un ruolo chiave, ma anche alla circolarità del libro: con quest'ultima storia ritorniamo infatti all'inizio, a quella notte in cui Carnielli era appostato in una stradina di una città non meglio definita, e per ammazzare il tedio dell'attesa decide di raccontare una storia...

In conclusione, siamo di fronte senza dubbio a un bel libretto e una buona lettura, e perciò non posso che consigliarne a tutti l'acquisto. Tra l'altro, il libro è impreziosito da cinque bei disegni di Luca Armerio, Monica Venzo, Darinka Mignatta e Federico Fiorenzani.

Prezzo 7,90 euro
Editore: Istorica Edizioni
Data di uscita 2009
Pagine 103

Recensione a cura di Gran Dux Gargaros

3 commenti:

  1. Buongiorno Lorenzo
    grazie di avermi segnalato questa recensione: la "spammerò" ;-) nei miei canali (sito, blog, FB).
    Ovviamente, non mancare di ringraziare il buon Gargaros.
    Alla prossimaA presto.
    Matt G.

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  2. PS ho digitato male l'url nel nick. E' www.lagunaweb.gdr.net/avorio

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  3. Grazie a te Matteo per essere passato sul nostro Blog. Spero ti sia piaciuta la recensione.
    Gargaros sarà ringraziato :)
    Lorenzo

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