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martedì 5 gennaio 2010

"Il cerchio delle fate" di Antonella Dello Stritto

Una breve introduzione che catapulta il lettore già in un regno di fantasia: a bordo di una piccola nave, di cui sappiamo solo che naviga nei mari del nord, al largo delle coste scozzesi, ma invero diretta non si sa dove né quando, l'io narrante senza nome dopo una tempesta portentosa scopre uno scrigno galleggiare fra le onde, tra le assi e gli oggetti scagliati in mare da navi sconosciute. Una volta aperto lo scrigno (di pregiata fattura), ecco i manoscritti, i cinque manoscritti che costituiranno i racconti veri e propri del libro.

Esistono libri magici che vanno di là dai temi trattati e questo "Il cerchio delle fate" ne è un esempio preciso. Pur nella sua appartenenza al genere fantastico, la magia di quest'opera risiede nello stile. Il suono delle parole ammalia, insuffla nella mente sensazioni vivide eppur sfuggenti: la sonorità blandisce, strega. La prosa scorre via ipnotica. Difficilmente il lettore s'accorge che il tempo passa, e il libro lo chiudi poche ore dopo, finito.

I racconti, come dicevo, sono di genere fantastico. "Il Lai della Strega" narra di una punizione "fatata" inflitta a un uomo che peccava nel sottovalutare e svilire le donne, usandole per scopi indegni ed egoistici.

"Una discesa" invece ci scaraventa in una visione dantesca incredibile e orribile... Ancora una volta si tratta di una sorta di punizione, un ammonimento affinché il protagonista abbandoni una vita fatta di liceità spirituale.

"Un nome di rosa", il terzo racconto, è una delle cose più belle che ho mai letto di un autore - anzi, in questo caso autrice - esordiente. Questo racconto giunge alla più alta qualità delle caratteristiche di sogno e magia del libro, e da solo vale l'acquisto dello stesso. Leggere "Un nome di rosa" è un'esperienza al limite fra sogno e realtà, possibile grazie non solo allo stile e alla scorrevolezza ipnotica della prosa, ma anche per la storia, così altamente allucinata e vaga nelle descrizioni... Protagonista di questo è una donna, ma è difficile tuttavia tracciare la trama omettendo la profonda componente spirituale e psicologica, così amalgamate e inscindibili nella vaghezza del racconto.

"L'uomo della sabbia" è il quarto racconto e ci narra, con credibile trasporto, degli anni universitarii del protagonista e di un evento fantastico in fine. E' questo il racconto forse meno "criptico" del libro in quanto, anche se sorretto come di consueto dallo stile impeccabile e magnetico, gli eventi si susseguono ordinatamente e descritti con abbondanza di particolari. La storia in parte perde, quindi, quella vaghezza di contorni che ha caratterizzato i primi racconti e diventa meno onirica.

Conclude il libro "Le ombre del tempo", che narra di un viaggio temporale di un uomo moderno... E' questo racconto, insieme a "L'uomo della sabbia", una storia tutto sommato "ordinaria", nella sua struttura chiara e precisa, anche se non mancano dei passaggi, delle sequente molto nebulose e "labirintiche"...

Consiglio quindi con la massima sicurezza questa piccola, brillante raccolta. In un panorama librario disastrato come è quello del nostro Paese, esordienti simili andrebbero supportati e seguiti, perché Dello Stritto dimostra già dall'inizio doti affabulatorie prorpie del narratore di razza. Inoltre la qualità artistica è granitica, completa. Una qualità che ha un degno valore e che ognuno di noi dovrebbe far proprio con la lettura.

Prezzo 9,00 euro
Editore Bastogi Editrice Italiana
Data di uscita 2006
Pagine 96

Recensione a cura di Gran Dux Gargaros

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