"Se non mi ha visto nessuno, io sono davvero qui? E se non sono qui, allora da dove provengono tutti questi sogni, sempre che di sogni veramente si tratti?" (Pynchon)

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giovedì 13 maggio 2010

"Lasciami entrare" - John Ajvide Lindqvist

E' impossibile, per me, analizzare il romanzo senza riprendere il film e farne una comparazione. Il film è un pezzo d'arte: non dice, racconta, non fa vedere, ma suggerisce. Prende dal romanzo il meglio della storia, e lo sublima, rendendo ogni scena memorabile, toccante nella sua essenzialità. Il romanzo, al contrario, abbonda nelle sue trame e sottotrame, nei suoi dettagli inutili o dalla dubbia utilità, nei discorsi estesi.
Ma è un male? Non del tutto, se è funzionale al proposito dello scrittore di voler rendere credibile il mondo e i gesti dei personaggi. Così le sequenze di violenza, di pedofilia, di alcolismo trovano il giusto contorno che le amplifica nel loro significato di vuotezza e dolore, di cattiveria e sofferenza.
Quello che critico allo scrittore, casomai, è di aver preso troppo a modello certi scrittori attuali, dalle qualità ballerine. King senza dubbio ha la sua colpa nella non perfetta riuscita di questo Lasciami entrare. Lindqvist ha delle intuizioni proprie molto interessanti, in particolare ogni dettaglio che rende credibile la figura della piccola Eli. Eli non si lava, non ne ha bisogno, vivendo ai margini della società, entrandovi solo quel po’ che le permette di sopravvivere. Creatura notturna, animale fatto di istinti, non ha bisogno di curarsi. Ruba i vestiti che trova nella spazzatura, li indossa sporchi. Questa è credibilità; un vampiro, se esistesse e soprattutto se così piccolo, vivrebbe proprio in questo modo. La scarsa igiene poi trova un motivo anche nella giovinezza di Eli, perché lo sappiamo che i ragazzini non vogliono mai lavarsi... E così Lindqvist prende due piccioni con una fava.
Però ecco che pagine dopo scade nella stupidaggine più assurda, stimolato dalle letture prese a modello. Lo spettacolo fine a sé, ridicolo, inopportuno e antiestetico, prende il sopravvento. Eli tira fuori ali di pipistrello, allunga i canini a comando ("con la forza del pensiero"), allunga le unghia per arrampicarsi sugli alberi, quando all'atto pratico le basterebbe salirci con mani e piedi calzati, vista la forza sovrumana che ha. Fenomeni paranormali inutili quanto insulsi, quelli che tira fuori dal cilindro lo scrittore per meravigliare chi legge, lasciando però quel sapore amaro di chi ha visto solo scempiaggini che contraddicono la credibilità. Eli non ha davvero bisogno di volare, lei è leggerissima (persino Oskar lo nota, e Oskar è un bambino debole e impacciato) ed è forte, può saltare, può arrampicarsi. Perché quelle ali? Che utilità hanno, oltre a quella di disturbarmi? Nel film queste trovatelle vengono sapientemente tolte, ed Eli acquista al completo quella credibilità di cui sopra, un vero vampiro, nella nostra realtà. (Certo, facendo salva la trasformazione nella cantina, ma quella potrebbe essersela immaginata solo Oskar, e noi con lui.) Inoltre, nel film Eli dorme in una vasca da bagno, dentro la quale si rannicchia sotto coperte per nascondersi alla luce, mentre nel libro... una vasca da bagno piena di sangue fino all'orlo, con Eli dentro.
Libro dalla qualità altalenante. La scrittura pure palesa una certa ingenuità espressiva, qua e là. Non so quanto dipende dal traduttore, ma è evidente che intere frasi sono state scritte e lasciate a sé, senza una rifinitura, senza revisione. Ho trovato un'abbondanza fastidiosa di aggettivi possessivi (del tipo "Le sue mani scivolarono sul suo corpo mentre la sua mente era concentrata sui..."), tanto per fare un esempio. Per tacere di altre ripetizioni a gogo che appesantiscono la lettura e basta.
Anche il controllo dei dettagli è a volte caduco. Esempi sono proprio la vasca da bagno, il cui sangue non si spiega da dove possa venire. Poco prima sappiamo che Eli ha fame, durante tutto il romanzo sappiamo che "mangia" poco, che non raccoglie sangue per portarselo a casa... e quindi da dove viene quel sangue nella vasca da bagno? Semplice: dal fatto che Lindqvist è uno scrittore esordiente che non sa ancora bene quello che deve dire, che non sa ancora pesare con la giusta bilancia del buon gusto le idee, e prende perciò tutte le luminarie del fantastico che gli capitano a tiro. Sia chiaro, sfruttare le idee della "tradizione" non è un male a priori, ma lo si deve fare nel giusto contesto. Se Eli non fosse stata così credibile, avrei chiuso un occhio su queste "trovatelle" da horroretto sensazionalistico.
Altra caduta l’ho trovata nella questione del permesso a entrare. Eli può entrare, sembra, in luoghi pubblici o di "transito" senza previo invito. Entra nell'atrio d'un ospedale, per esempio. Ma allora perché alla fine chiede il permesso per entrare in una piscina pubblica? E come fa ad entrare nel "rifugio" di Tommy la seconda volta, senza però invito (perché Tommy non c’è)?


Editore Marsilio
Data di uscita 2006
Pagine 461
Prezzo: 17,50 euro
Disponibile

Recensione a cura di Gran Dux Gargaros

1 commento:

  1. Una comparazione tra questo romanzo (scritto oggettivamente bene) e il film da cui è tratto non può pendere in favore del film. La complessità del romanzo, la poesia che si respira non vengono colte dalla tua lettura. E' curioso.
    "Però ecco che pagine dopo scade nella stupidaggine più assurda, stimolato dalle letture prese a modello."
    E' un affermazione che va spiegata analiticamente e provata in un articolo di critica. Fallo, se vuoi inserirla.
    In ultimo: King NON è uno scrittore dalle qualità "ballerine". Tra i difetti che gli si possono annoverare questo non c'è.
    E un vampiro, secondo molteplici tradizioni mitiche e mitologiche(le stesse che vedono ali, tramutazioni in animali e in vapore, ad esempio) sottolineano il fatto una volta la creatura demoniaca debba chiedere il permesso per entrare. Una volta che l'ha ottenuto, non è più necessario: potrà entrare fino a che non verrà revocato l'invito da una persona che ha il potere di farlo.

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