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mercoledì 6 gennaio 2010

"Nicolas Eymerich, inquisitore" di Valerio Evangelisti

Nel 1994 nacque Nicolas Eymerich. Un inquisitore spagnolo duro e intelligente. Questo è il suo romanzo di esordio e lo è anche per Evangelisti. Dopo aver scritto alcuni saggi storici, Evangelisti è approdato al mondo della letteratura tascabile grazie a questo libro, vincitore dell'Urania, premio che apre le porte per il mondo delle grandi case editrici.
Eymerich non è l'unico personaggio. Nel libro, diviso in tre parti che si intrecciano tra di loro, troviamo anche un giovane che vive nel futuro e un giovane scienziato, Marcus Frullifer, che vive nel presente. Il filo conduttore di queste tre storie sono gli "psitroni" o più comunemente chiamati nel loro insieme, la "Psiche". Sì perchè Frullifer ha scoperto nuovi concetti base per la fisica moderna ed Eymerich sta assistendo a fenomeni che alla sua epoca non sono ancora spiegabili ma che nel futuro saranno ormai di routine.

Se bisogna levarsi il cappello di fronte alla fantasia illimitata e precisa di Valerio Evangelisti, viene da storcere un poco la bocca davanti alla scrittura. Non che non sia buona e dettagliata. Il vero problema è la mancanza di uno stile, di un tocco personale. Per tutto il libro si ha sempre lo stesso ritmo. Un ritmo che non cambia da una descrizione di una paesaggio e il colpo di scena finale. Tutto molto piatto, privo di emozioni. Ecco, il libro fa provare davvero poche emozioni. Se si rimane molto affascinati dalle invenzioni di Frullifer (ideate tutte dalla grande mente di Evangelisti), non ci si innamora mai dei personaggi. E' sì il primo libro di una lunga saga, ma Eymerich rimane ancora molto poco delineato come personaggio e vengono analizzati e ripetuti solo pochi aspetti della sua personalità. Stessa cosa vale per Frullifer, personaggio che a volte sembra furbo, scaltro e divertente e invece altre volte appare impacciato, noioso e imbranato. Non lo si riesce ad inquadrare.
Un romanzo che non lascia molto se non qualche vago ricordo di alcune teorie fisiche un po' troppo surreali, seppur geniali, che non vengono spiegate bene del tutto e che lasciano qualche dubbio.
Evangelisti ha delle idee grandiose. Peccato per la mancanza di una scrittura che afferri il lettore. Soprattutto questa mancanza si sente se non prediligete il genere fantasy.
Un libro particolare, che per gli amanti del genere può essere un piccolo tesoro, data la sua originalità, ma che per gli amanti della bella scrittura, di una scrittura particolare, adrenalinica, prosaica, o quel che vuoi che sia, può risultare lento, piatto e poco interessante.

Prezzo 8,80
Editore Mondadori
Data di uscita 12/04/2004
Pagine 274

Recensione a cura di lollo92

2 commenti:

  1. Io di Evangelisti ne ho letti tanti. Rispetto il giudizio ma non sono d'accordo. Il personaggio di Eymerich è molto delineato, gli aspetti del suo carattere sono molto ben delineati ed emergono spesso, dalla ferrea volontà di combattere gli eretici, alla repulsione per gli insetti, per la debolezza e per ogni tipo di malattia. Il suo linguaggio è asciutto, tagliente, affilato, e spesso ironico (o sardonico) come scrive spesso Evangelisti rivolgendosi ai ghigni sprezzanti della sua creatura.la storia poi, che si svolge su diversi piani temporali, ti trascina letteralmente a leggerlo, pagina dopo pagina. Intrecciando, con minuzia di particolari, storici e macabri e fantasy, passato storia moderna e lanciando un'occhiata ad un futuro degenerato e apocalittico, ti cattura letteralmente, grazie ad un linguaggio fluido, scorrevole, che non necessita di troppi orpelli da articolo di fondo. certo non è lo stesso linguaggio di Ammaniti, che usa spesso similitudini e metafore divertenti e assurde al limite della genialità, ma i due generi sono diversi. Quelli di Niccolò, specie Branchie e i racconti di Fango, sono travolgenti e grotteschi.. oserei dire scopiettanti. Tra l'altro Ammaniti adora Evangelisti, il quale ha inserito, senza torto alcuno, Nick nella sua antologia "tutti i denti del mostro sono perfetti". Sulla scrittura alla fine: è diversa anche da quella di Palahniuk: ripetitiva, martellante, ossessionata e paranoica. E non lo dico in senso negativo. Assolutamente. Però non si può dire che sia piatto, e senza palpitazioni Evangelisti. Anche nelle descrizioni macabre delle stragi, delle morti, e della tortura è molto crudo, reale, ti fa immaginare le scene. Mia opinione. ciao a tutti.

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  2. Grazie simone per la tua opinione!
    Io, avendo letto soltanto questo della saga di Eymerich, mi sono sentito piuttosto deluso e per niente invogliato ad andare avanti. La storia ambientata nel futuro non era affatto male e soprattutto c'erano delle novità spaventose e tanta originalità ma soltanto quella, a mio avviso, si salva. La storia di Eymerich è abbastanza piatta, quasi scontata a volta e, secondo me, scritta in un modo che da poca suspance... stessa cosa per la storia di Frullifer, personaggio che non si riesce proprio ad inquadrare.
    De gustibus...
    In ogni caso grazie! :)

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